Salvatore
Poddighe
(Sassari
1871 - Iglesias 1938)
Poeta
autodidatta. Nato a Sassari da genitori
dualchesi il 6 gennaio 1871, fece ritorno
nel paese di origine solo dopo poche
settimane di vita. A Dualchi visse fino ai
diciotto anni e da qui, attratto dalle
possibilità di trovare lavoro nelle
miniere dell'Iglesiente, si trasferì ad
Iglesias dove lavorò come minatore nei
pozzi di Monteponi e San Giovanni.
Dopo un breve
soggiorno, ancora da emigrante, a Torino
fece rientro ad Iglesias dove nel
frattempo si era unito in matrimonio con
Maria Zuddas di Sardara da cui ebbe sei
figli.
A Iglesias
Poddighe conobbe altri poeti con i quali
si incontrava la sera nelle bettole per
improvvisare. Sono Sebastiano Moretti di
Tresnuraghes, Pietro Caria di Macomer,
Antonio Bachisio Denti di Ottana. I loro
versi “Contra a s'isfruttadore”
sono ancora vivi nella memoria di molti.
Poddighe è
influenzato dal pensiero anarchico e
socialista. Le sue convinzioni politiche
sono radicali, fuori dagli schemi, con una
decisa propensione alla giustizia sociale.
La durezza della miniera, il malessere, le
vite sradicate dalle campagne.
E poi la rivolta,
i morti di Buggerru del 1904, la
sindacalizzazione, hanno forgiato il
carattere del poeta che nel frattempo non
aveva mai smesso di leggere. Nei villaggi
minerari i libri non erano sicuramente
diffusissimi, ma non si può escludere che
Salvatore abbia conosciuto i classici del
pensiero
politico anche durante la permanenza a
Torino dal 1910.
L'opera che gli
diede fama in tutta l'isola e a cui è
legata universalmente il suo nome è “Sa
Mundana cummedia”. Opera che
però creò non pochi problemi al suo
autore. Sa mondana commedia è infatti
un’opera di forte denuncia sociale dello
sfruttamento del povero e in cui non manca
un acceso anticlericalismo.
L’argomento è
chiaramente dichiarato dall’autore nelle
prime ottave dell’opera: l’origine della
ricchezza e della povertà, che per
Poddighe non sono decreti divini ma
unicamente conseguenze dell’ingiusta
divisione dei beni che ha sostituito la
proprietà comune. («Totu dipendet dae
sa faccenda / de non esser comune sa
sienda»). A mantenere questo stato
di cose contribuisce la religione,
considerata oppio dei popoli da questo
poeta scomodo e sfortunato.
Sa mundana
commedia (57 ottave nella prima parte, 83
nella seconda, 91 nella terza: 1848 versi
in tutto) fu pubblicata a spezzoni. Le tre
parti dell'opera videro la luce tra il '17
e il '22 e furono pubblicate insieme per
la prima volta nel '24 dalla tipografia
Varsi di Iglesias in ben 3500 copie. Nello
stesso anno il Concilio dei vescovi sardi
aveva vietato ai poeti estemporanei di
trattare argomenti di dottrina
ecclesiastica. E in un crescendo di multe
e divieti, Chiesa e fascisti erano
riusciti a bandire le gale poetiche dal
'32 al '37. L’opera ebbe un’immensa
fortuna e diffusione in tutta l’isola
tanto da essere unanimemente riconosciuta
da alcuni come una autentico capolavoro e
altri come opera blasfema da criticare
aspramente (famosa la polemica con
Salvator Angelo Vidili di Aidomaggiore,
che fece uscire una Critica a sa Mundana
Cummedia, che Poddighe contestò in
un’altrettanto famosa Risposta).
Ma l’ostacolo
maggiore venne dall’autorità di polizia.
Il 4 novembre 1935 il questore di Cagliari
Laudadio vietava la diffusione del
poemetto «perché incita all’odio di classe
e al vilipendio della religione e dei suoi
ministri», dando «disposizione al
commissario di Iglesias perché
sequestrasse tutte le copie ancora in
vendita e perché trasmettesse in visione
tutti gli altri opuscoli di produzione di
Poddighe».
Salvatore
Poddighe soffrì profondamente per questo
ignobile atto di censura, cadde in una
forte depressione e morì suicida ad
Iglesias il 14 novembre 1938.
Dal punto di
vista «estetico», l’opera di Salvatore
Poddighe alterna momenti felici a cadute
di ritmo e di linguaggio, soprattutto per
gli italianismi e la contaminatio del
lessico campidanese nel «volgare illustre»
scelto per il canto.
L’edizione
ritenuta più esauriente è quella curata da
Giampaolo Mura (Editrice Sarda Artigiana,
Cagliari, 1980), l’unica che abbia alla
base uno studio serio e approfondito che
abbiamo inserito integralmente nella
nostra biblioteca.
Opere
Antigas
divisiones de Sardigna: poesia sarda, Cagliari, Tip.
Tea, s.d.
Su
banchittu magicu: poemetto bernesco, Cagliari, Tip.
Tea, s.d.
S'omine
falsu, s'omine veridadosu, su bene
operare, s'omine faularzu, s'omine
giustu, Cagliari, Il
torchio, s.d.
S'omine
falsu, s'omine veridadosu, su bene
operare, s'omine faularzu, s'omine
giustu, Cagliari, Tip.
Tea, 1933.
Sa
creazione de sa terra e de s'omine, Cagliari, Tip.
Tea, s.d.
Sa
creazione de sa terra e de s'omine, Iglesias, Tip.
Atzeni e Ferrara, 1935.
Sa mundana
cummedia: istruziones in versos
dialettales a sa sarda gioventude, Sassari, Tip.
Bennati & Priulla, s.d.
La mundana commedia.
Introduzione a sa sarda gioventude in
versos dialettales, Sassari, 1921.
Sa mundana
cummedia e su Deu sutta processu, Carbonia, Tip.
Venta, s.d.
Sa mundana
cummedia e su Deu sutta processu, Nuoro, Tip.
Solinas, s.d.
Sa mundana
cummedia e su Deu sutta processu, Sassari, Tip.
Moderna, 1966.
Sa mundana
cummedia e su Deus sutt'e processu, Cagliari, Tip.
Tea, s.d. [ma 1978].
Sa mundana
cummedia, a cura
di G. Mura, Cagliari, E.S.A, 1980.
Sa mundana
cummedia,
Dualchi, 2004.
Sa betzesa
de tziu Nanna: prima, segunda e terza
parte, s.l., s.n., 1978.
Su divinu
astore, s.l., s.n.,
1978.
Prima
commemmorazione de su poeta Gavinu
Contini 1915, partezipan in versos:
Salvatore Poddighe [et al.], Cagliari, Tip.
Graphical, 1980.
Bibliografia
critica
R. Ciasca, Bibliografia
sarda, Roma, 1931-34, vol. III, p.
435, nn. 14126-14127.
L. Sole, La poesia
in lingua sarda del Novecento, in M. Brigaglia
(a cura di), La
Sardegna. Enciclopedia, Cagliari,
Edizioni della Torre, 1994, vol. I,
sez. Arte e Letteratura, p.63.
Di
Ozieri. Missionario dell’ordine dei
cappuccini, autore di numerose
canzonette spirituali, morì molto
vecchio nel 1829.
Opere
disponibili:
Poesias:
Sa mundana cummedia (281 ottave),
Risposta alla critica ed altre 21
poesie
Sa
mundana cummedia, Critica e Risposta
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