Peppino
Mereu
(Tonara
1872 - 1901)
Non
ci è stato semplice
ricostruire la biografia di Peppinu
Mereu: i dati che risultano dagli
scritti del dottor Nanni Sulis, che l’ha
conosciuto e di lui è stato
grande amico, non bastano a darci un
quadro della sua vita. Disponiamo
solo di testimonianze orali, per cui non
pretendiamo di fare un lavoro
esauriente. Ciò che abbiamo ritenuto
opportuno fare è stato vagliare
accuratamente le testimonianze raccolte.
Molte di queste non sono state
utilizzate quando si è avuto timore di
modificazioni operate dalla
fantasia popolare. Le notizie certe
riguardano la data di nascita, di
morte, il servizio prestato come
carabiniere e quello prestato come
scrivano presso il Comune
di
Tonara.
Dubbia
è la causa della sua
morte: le fonti più attendibili parlano
di diabete. Certamente anche la
sua produzione poetica è stata molto più
vasta di quella a nostra
disposizione. Molte poesie, infatti,
furono distrutte dallo stesso
Mereu quando, nell’ultimo inverno della
sua vita, utilizzò quei fogli
per accendere il fuoco; altre furono
distrutte, alla sua morte, da
persone che non ne condividevano il
contenuto.
Mereu
Giuseppe, Ilario,
Efisio, Antonio, Sebastiano, nacque a
Tonara il 14 gennaio 1872 da
Giuseppe Mereu e Angiolina Zedda. Il
padre, medico condotto di Tonara,
mori accidentalmente nel 1889 bevendo
del veleno che aveva scambiato
per liquore; la madre era morta pochi
anni prima, nel 1887, a Cagliari.
Peppinu
Mereu (da uno studio
di Riccardo Virdis di Lanusei sui Quinque
Libri di Tonara, Cagliari,
Oristano e Lanusei, oltre che
dai Registri dello Stato Civile di
Tonara) era il sesto di nove
fratelli:
più grandi di lui erano: Edoardo (1860),
ufficiale postale ad Assemini
ed ivi sposato con una Mereu; Manfredi
(1862), ufficiale postale a
Tonara; Maria Assunta (1864),
verosimilmente morta bambina; Elvira
(1866), accolta,
alla morte dei
genitori, nella famiglia del fratello
Edoardo ad Assemini e che sposerà
Pietro Mameli di
Lanusei (bisnonno del prof. Riccardo
Virdis di Lanusei) ed Assunta
(1869), verosimilmente
morta anche lei bambina; più piccoli:
Matilde (1874), coniugata Morini
e morta a Pesaro nel 1918, insieme a tre
figli, vittima della
famigerata influenza spagnola; Ernesto
(1876), ufficiale del Genio,
sposato prima con una Sereno Golzio a
Torino e poi con una Pintucci a
Roma; ed
Emilia (1881), accolta, dopo
la morte dei genitori, nella
casa della zia materna
Antonietta Zedda a Quartu Sant'Elena e
poi sposata Falciani.
I suoi studi furono
probabilmente interrotti alla terza
elementare; a quel tempo, infatti,
a Tonara non esistevano altre scuole e
per proseguire gli studi
bisognava andare fuori dal paese. Fu
quindi un autodidatta: non si
spiega in altro modo la sua conoscenza
del latino e della mitologia
classica, a cui fa riferimento in alcune
delle sue poesie.
Cominciò
giovanissimo a
cantare e scrivere poesie, frequentò i
poeti tonaresi più noti: Bachis
Sulis,
Lorenzo Zucca, Agostino Deiana e
Francesco Cappeddu. La sua curiosità,
stimolata da questi contatti, lo spinse
a leggere i libri della
biblioteca paterna. Oltre a curare
questi interessi faceva lo scrivano
per conto d’altri.
A
diciannove anni, e
precisamente il 7 aprile 1891, si
arruola volontario carabiniere
seguendo l’esempio di tanti altri
giovani sardi e meridionali in genere
che fin da allora non avevano altra
scelta. Durante i cinque anni della
vita militare si sposta in vari paesi
dell’Isola per motivi di
servizio, conosce alcuni poeti sardi e
stringe con loro amicizia. Canta
le sue poesie nelle feste e nelle sagre
paesane, dimostrando grandi
capacità poetiche e d’improvvisatore.
Questo
periodo, che va dal
1891 al 1895 e coincide col periodo
trascorso come carabiniere, segna
indubbiamente la fase fondamentale della
formazione del Mereu. È di
questi anni la presa di coscienza delle
ingiustizie tipiche del sistema
militare e la denuncia dell’abuso di
potere da parte dei carabinieri e
dei suoi stessi superiori spesso
conniventi con il sistema
delinquenziale che dovrebbero
contrastare (Deo no isco sos
carabineris / in logu nostru proite bi
sune / e no arrestant sos
bangarrutteris).
E’
proprio durante la vita
militare che il poeta prende coscienza
anche dei problemi
socio-economici dell’Isola e manifesta
idee che si ispirano al nascente
movimento socialista. Nella sua
concezione socialista-utopistica il
poeta trova la soluzione ai problemi
degli oppressi e della classe
lavoratrice in genere. Egli diffonde
queste idee progressiste con il
mezzo a lui più congeniale: la poesia.
Peppinu Mereu è stato l’unico
poeta sardo che nel 1892 abbia scritto
versi come questi: Si
s’avverat cuddu terremotu / su chi
Giagu Siotto est preighende / puru
sa poveres’hat haer votu. / Hap’a
bider dolentes esclamande / «mea
culpa» sos viles prinzipales / palatos
e terrinos dividende. / Senza
distinziones curiales / devimus
essere, fizos de un‘insigna / liberos,
rispettados e uguales. E in altre
sue poesie, in particolare
quella dedicata a Genesio Lamberti,
mette a nudo le ingiustizie e i
soprusi che il popolo continuamente
subisce e lo incita alla ribellione.
Nel
poeta c’è anche l’amara
considerazione che la nostra Isola è
sottomessa: Sos vandalos
chi cun briga e cuntierra / benint dae
lontanu a si partire / sos
fruttos, da chi si brujant sa terra.
E inoltre: Vile
su chi sas giannas hat apertu / a s
‘istranzu pro benner cun sa serra /
a fagher de custu logu unu desertu.
In questi versi è
evidente la condanna dello sfruttamento
delle risorse isolane da parte
dei continentali, condanna sentita da
tutti i sardi che vedevano nel
Regno d’Italia un colonizzatore.
Dalle
notizie raccolte
risulta che Peppinu Mereu ebbe diverse
relazioni amorose; di una in
particolare, e precisamente quella con Maria
Domenica
Dore di Florinas,
ne da testimonianza il figlio di lei R.
Manconi nel suo libro Vecchia
Florinas.
Durante
l’ultimo anno della
vita militare la malattia del poeta si
fa più intensa: dopo aver
trascorso vari periodi nell’infermeria
presidiaria di Sassari e di
Cagliari, viene congedato il 6 dicembre
1895 per motivi di salute.
Rientra a Tonara e vive per un breve
periodo con il fratello Manfredi,
a quel tempo ufficiale postale. La
convivenza dura poco per
incomprensioni tra i due, sicché il
poeta si trasferisce per qualche
tempo a «Muragheri» (una
caratteristica zona di
Tonara dove fra l’altro si trova la
fonte di «Galusè»).Dopo
gli screzi avuti col fratello vive con
l’aiuto di varie persone: canta
nei matrimoni, partecipa alle gare
poetiche, fa le musicas
(serenate che si facevano in primavera
al ritorno dei pastori); inoltre
scrive lettere, copia e compila
documenti per conto d’altri, essendo
nel paese uno dei pochi capace di
scrivere.
Dall’ottobre
del 1898 al
dicembre del 1900, per interessamento
del signor Pulix, allora
segretario comunale, lavora come
scrivano presso il Comune e la
conciliatura. In questo periodo trova
alloggio presso il messo
comunale, Trabadore Medde, che gli mette
a disposizione una stanza
nella sua casa adiacente agli uffici
comunali.
La
produzione poetica che
coincide con la fase più acuta della sua
malattia è pervasa da motivi
malinconici ed è legata allo sconforto e
alla considerazione che il suo
destino non può cambiare. In questa fase
è dura la critica nei
confronti dei rappresentanti della
chiesa e del potere locale, ed è per
queste sue prese di posizione che viene
relegato in un isolamento
socio-culturale da parte di alcuni. A
livello popolare però riscuote
sempre una spiccata simpatia, poiché è
il popolo a ritrovarsi in ciò
che il poeta dice.
La
malattia e l’isolamento
lo portano negli ultimi mesi di vita a
una grande disperazione pervasa
dal senso della morte: è la disperazione
di un giovane che, colpito da
un male incurabile, sente prossima la
fine quando in lui c’è ancora
tanta carica vitale d’amore e di lotta
per una migliore condizione
umana. È certamente il momento più
triste della sua vita, perché
ripensa al passato, quando, allegr'e
sanu fia
in
pizzinnia / odiende sa morte / de
solas isperanzias vivia,
ed è sconfortato dall’idea che per lui
non esisterà un futuro.
Muore
l’11 marzo 1901, a
soli 29 anni, consumato che candel’e
chera.
(biografia a cura del collettivo Peppinu
Mereu di Tonara)
Opere
disponibili:
Poesias
(70)
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