Poeti sardi

Ichnussa

Progetto di pubblicazione e divulgazione libera della grande poesia in lingua sarda

 

 Gosos

 

 

Con la parola gosos si suole indicare nel sardo logudorese quella particolare composizione poetica religiosa extraliturgica, che si canta dopo le novene e le messe nelle feste popolari in lode della Trinità, del Redentore, della Vergine, dei Santi.

La parola muta nelle varie sub regioni dell'Isola e diventa gòggius o gòccius nei Campidani, nella Marmilla e nel Sarcidano, gozos nel Barigadu e nel Mandrolisai, gròbbes in alcuni centri del Nuorese. Quest'ultima voce però si usa anche per le composizioni poetiche non religiose di una determinata forma.

Qualsiasi nome si adoperi, la struttura formale di tali canti è sempre la stessa, e anche la melodia è sostanzialmente uguale in tutta la Sardegna, anche nella catalana Alghero, dove i gosos della Madonna di Valverde (Nostra Senyora de Vallverd o Vaivelt), essendo meno antichi di quelli della Vergine Maria de Palu Vilde, derivano probabilmente da questi ultimi.

Talvolta, al posto dei nomi sopra ricordati, troviamo quello di laudes, e alcuni autori sotto la voce gosos riportano composizioni poetiche religiose di vari metri e strutture creando qualche confusione. Così hanno fatto recentemente R. Turtas e G. Zichi nel volume Gosos, poesia religiosa popolare della Sardegna centro-settentrionale (Sassari, 2001).

Il vocabolo gosos, come pure goccius, deriva dal latino gaudium, probabilmente attraverso il castigliano gozo, che ha il duplice significato di gaudio e di lode dei Santi. La lingua logudorese conserva entrambi i significati, ma con la particolarità che assegna il primo al singolare gosu e il secondo al plurale gosos. La parola gròbbes deriverebbe invece dal castigliano cloba, che significa strofa, mentre goggius e goccius, secondo altri, avrebbero l'origine nel catalano goigs. (Mons. Antonio Francesco Spada)


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